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I tre capelli d'oro del diavolo

KHM 029

C'era una volta una povera donna che diede alla luce un maschietto: e poiché, il neonato aveva indosso la camicia della fortuna, gli predissero che a quattordici anni avrebbe sposato la figlia del re. Dopo pochi giorni il re in persona giunse nel villaggio e, senza farsi riconoscere, domandò che cosa vi fosse di nuovo. "Oh," gli risposero, "è nato un bambino con la camicia della fortuna: a quattordici anni sposerà la figlia del re." Al re la notizia non piacque, così andò dai poveri genitori e domandò se volessero vendergli il loro bambino. Dapprima questi rifiutarono, ma poi, siccome lo sconosciuto insisteva tanto offrendo oro in quantità e loro non avevano neanche il pane quotidiano, finirono con l'accettare e pensarono: E' un figlio della fortuna, non gli mancherà nulla.

Il re prese il bambino, lo mise in una scatola e prosegui a cavallo, finché, giunse a un corso d'acqua profonda; vi gettò dentro la scatola e pensava: "Così non diventerà il marito di mia figlia." Ma la scatola galleggiò e, per grazia di Dio, non vi entrò neanche una goccia. Fu trascinata dalla corrente fino a un mulino, a due miglia dalla capitale, e là s'impigliò nella diga. Il garzone del mugnaio la vide e la tirò a riva con un uncino; pensava di trovarci dentro del denaro, tanto era pesante, invece, quando l'aprì, trovò un bel bambino allegro e vispo. Il mugnaio e sua moglie non avevano figli, perciò furono contenti, e dissero: "E' un dono di Dio." Così ebbero cura del trovatello, e questi crebbe pieno di virtù.

Quando furono trascorsi circa tredici anni, un giorno il re capitò per caso al mulino e domandò ai mugnai se quel ragazzo fosse loro figlio. "No," risposero questi. "Il garzone lo ha trovato in una scatola che era arrivata galleggiando fino alla diga." - "Quanti anni fa è successo?" domandò il re. "Circa tredici anni fa." - "Sentite," egli proseguì, "il ragazzo non potrebbe portare una lettera a Sua Maestà la regina? Mi renderebbe un gran servizio e, per questo, sarei disposto a ricompensarlo con due monete d'oro." - "Come comanda Sua Maestà," disse il mugnaio. Ma il re, accortosi che era proprio quel figlio della fortuna, scrisse una lettera alla regina nella quale si diceva: "Appena arriverà il ragazzo con questo scritto, sia ucciso e seppellito, e tutto ciò sia fatto prima del mio ritorno."

Il ragazzo s'incamminò con la lettera, ma si smarrì e la sera si trovò in una gran foresta. Nell'oscurità vide un lumino, vi si diresse e giunse a una casetta. Dentro non vi era altri che una vecchia che si spaventò nel vederlo entrare e disse: "Donde vieni e dove vai?" - "Vado da Sua Maestà la regina; le devo portare una lettera, ma mi sono smarrito e vorrei pernottare qui." - "Povero ragazzo," disse la donna, "sei capitato in una casa di briganti, quando saranno di ritorno ti uccideranno." - "Sono così stanco che non ce la faccio a proseguire," rispose egli. Mise la lettera sul tavolo, si sdraiò su di una panca e si addormentò. Quando rientrarono i briganti e lo videro, domandarono chi fosse lo sconosciuto. "L'ho accolto per compassione," disse la vecchia, "deve portare una lettera alla regina e si è smarrito." I briganti presero la lettera, l'aprirono e lessero che il ragazzo doveva essere ucciso. Allora il capobanda la stracciò e ne scrisse un'altra dove si diceva che il ragazzo, al suo arrivo, doveva sposare la figlia del re. Poi lo lasciarono riposare fino al mattino, quindi gli diedero la lettera e gli indicarono il cammino per arrivare dalla regina. Non appena ebbe letto il messaggio, questa fece preparare le nozze, e poiché, il figlio della fortuna era di bell'aspetto, la figlia del re lo prese volentieri come marito, ed essi vissero felici insieme.

Qualche tempo dopo il re fece ritorno al castello, e quando vide che la profezia si era avverata e che il figlio della fortuna era sposo di sua figlia, domandò, sbigottito: "Come sono andate le cose? Che ho scritto nella lettera?" - "Caro marito," disse la regina, "qui c'è la tua lettera, leggila tu stesso." Il re lesse e capì subito che era stata scambiata e domandò al giovane che ne fosse stato dello scritto che gli aveva consegnato. "Non ne so nulla," rispose, "devono avermela scambiata mentre dormivo." Ma il re incollerito disse: "No, così non va! Chi vuole mia figlia deve riportarmi dall'inferno i tre capelli d'oro del diavolo; se me li porti potrai tenerti mia figlia." - "Li avrò," rispose il figlio della fortuna. Si accomiatò da sua moglie e incominciò il suo viaggio.

Arrivò a una gran città; sulla porta la sentinella gli chiese quale fosse il suo mestiere e che cosa sapesse. "So tutto" rispose il figlio della fortuna. "Dicci allora, per favore," replicò la sentinella, "perché, la fontana della piazza, da cui di solito sgorgava vino, ora non dà più nemmeno acqua. Se ce lo dici, ti daremo in ricompensa due asini carichi d'oro." - "Volentieri," rispose il giovane, "aspettate ch'io torni." Proseguì e giunse davanti a un'altra città: e anche questa volta la sentinella gli chiese: "Qual è il tuo mestiere e che cosa sai?" - "So tutto," rispose. "Allora dicci, per favore, perché, un albero che di solito portava mele d'oro, adesso non mette neppure le foglie." - "Volentieri," rispose il giovane. "Aspettate ch'io torni." Proseguì la sua strada e arrivò a un gran fiume che doveva attraversare. Il barcaiolo gli chiese: "Che mestiere fai e che cosa sai?" - "So tutto," rispose. "Allora dimmi, per favore," disse il barcaiolo, "perché, devo sempre remare senza che nessuno mi dia il cambio; te ne sarò riconoscente." - "Volentieri," rispose il giovane, "aspetta ch'io torni."

Passato il fiume trovò l'inferno: là dentro era tutto nero e fuligginoso e il diavolo non era in casa, c'era soltanto sua nonna, seduta in una gran poltrona. "Che vuoi?" gli chiese. "I tre capelli d'oro del diavolo," rispose il ragazzo, "se no, non posso tenermi la mia sposa." - "Mi fai pena," diss'ella, "se viene il diavolo ti ucciderà; ma voglio vedere cosa posso fare per te." Allora lo trasformò in una formica e disse: "Nasconditi fra le pieghe della mia sottana, là sei al sicuro." - "Sì," rispose quello. "Vorrei anche sapere perché, una fonte da cui di solito sgorgava vino, non dà più nemmeno acqua; perché, un albero che di solito portava mele d'oro, ora non mette più nemmeno le foglie; e perché, un barcaiolo deve sempre remare senza che nessuno gli dia il cambio." - "Sono tre domande difficili," rispose la vecchia, "ma sta' zitto e fa' attenzione a quello che dice il diavolo quando gli strappo i tre capelli d'oro."

Non molto tempo dopo, sul far della notte, il diavolo tornò a casa. Fiutò a destra e a sinistra e disse: "Sento odore, sento odore di carne umana; c'è qualcosa che non va!" Allora rovistò e guardò dappertutto, ma invano. La nonna lo sgridò e disse: "Non buttarmi tutto per aria, ho appena spazzato; siedi e mangia la tua cena, hai sempre l'odore di carne umana nel naso!" Allora il diavolo mangiò e bevve; poi posò la testa in grembo alla nonna, disse che era stanco e le chiese di spidocchiarlo un po'. Non tardò ad appisolarsi, soffiando e russando. Allora la vecchia strappò un capello d'oro, lo strappò e se lo mise accanto. "Ahi!" gridò il diavolo, "che c'è?" - "Ho fatto un brutto sogno," rispose la nonna, "e allora ti ho preso per i capelli." - "Cos'hai sognato?" - "Ho sognato che una fontana da cui di solito sgorgava vino è asciutta e non dà più nemmeno acqua. Come mai?" - "Ah, se lo sapessero!" rispose il diavolo. "Nella fontana, sotto una pietra, c'è un rospo; se lo uccidono riprenderà a scorrere il vino." La nonna si rimise a spidocchiarlo finché, egli si addormentò e russava da far tremare i vetri. Allora gli strappò il secondo capello. "Uh, che fai?" gridò il diavolo, furente. "Non andare in collera!" ella rispose. "L'ho fatto in sogno." - "Cos'hai sognato di nuovo?" - "Ho sognato che in un regno c'è un albero da frutta che prima portava mele d'oro e ora non mette più nemmeno le foglie. Come mai?" - "Eh, se lo sapessero!" rispose il diavolo. "C'è un topo che rosicchia la radice: se lo uccidono, darà di nuovo mele d'oro; se invece il topo continua a rosicchiare, l'albero si seccherà del tutto. Ma lasciami in pace tu e i tuoi sogni; se mi svegli un'altra volta ti buschi una sberla!" La nonna lo spidocchiò nuovamente finché, egli si addormentò e si mise a russare. Allora gli afferrò anche il terzo capello d'oro e lo strappò. Il diavolo saltò per aria e voleva fargliela pagare, ma essa lo calmò e disse: "Sono brutti sogni!" - "Ma cosa hai sognato?!" - "Ho sognato un barcaiolo che doveva sempre andare su e giù senza che mai nessuno gli desse il cambio. Come mai?" - "Eh, il babbeo!" rispose il diavolo. "Quando uno va per attraversare il fiume, deve mettergli in mano la pertica; allora lui sarà libero, e l'altro dovrà fare il barcaiolo. Ma spidocchiami adesso che possa riaddormentarmi!" Allora la nonna lo lasciò dormire, e allo spuntar del giorno il diavolo se ne andò.

Quando si sentì al sicuro, ella tolse la formica dalle pieghe della sua gonna e ridiede sembianze umane al giovane. Poi gli diede i tre capelli d'oro e disse: "Hai sentito ciò che ha detto il diavolo?" - "Sì," rispose il figlio della fortuna, "e terrò tutto a mente." - "Non ti occorre altro," disse ella, "ora vai per la tua strada." Egli ringraziò la nonna del diavolo, e lasciò l'inferno. Quando giunse dal barcaiolo, che doveva trasportarlo dall'altra parte del fiume, questi voleva avere la risposta promessa. "Portami prima dall'altra parte," disse il ragazzo, "poi te la dirò." E, come scese dalla barca, gli diede il consiglio del diavolo: "Quando viene qualcuno che vuole essere portato sull'altra riva, mettigli la pertica in mano e scappa." Poi il giovane proseguì e giunse alla città dove si trovava l'albero rinsecchito, e anche la sentinella gli chiese la risposta. Allora egli disse quello che aveva sentito dal diavolo: "Uccidete il topo che rosicchia le radici, e l'albero tornerà a dare mele d'oro." La sentinella lo ringraziò e, come ricompensa, gli diede due asini carichi d'oro che dovettero seguirlo. Infine arrivò alla città della fontana prosciugata, e anche lì la sentinella volle avere la risposta. Nuovamente egli riferì le parole del diavolo: "C'è un rospo sotto una pietra; cercatelo e uccidetelo, e la fontana tornerà a dare vino." La sentinella lo ringraziò e gli diede altri due asini carichi d'oro.

Il figlio della fortuna giunse finalmente a casa da sua moglie che si rallegrò di cuore rivedendolo e sentendo che tutto era andato bene. Egli diede i tre capelli d'oro del diavolo al re, cosicché, questi non trovò più nulla da ridire. E, quando vide i quattro asini carichi d'oro, disse tutto contento: "Ma dimmi, caro genero, da dove viene tutto quell'oro? E' un'immensa ricchezza." - "L'ho trovato vicino a un fiume" rispose il figlio della fortuna "e ce n'è ancora." - "Posso prenderne anch'io?" domandò il re, pieno di avidità. "Quanto ne volete!" rispose il giovane. "Sul fiume c'è un barcaiolo; fatevi traghettare da lui, dall'altra parte c'è oro in abbondanza!" Allora il vecchio re si precipitò in fretta e furia e quando giunse al fiume fece cenno al barcaiolo che lo prese con s'. Ma come furono dall'altra parte e il re volle sbarcare, il barcaiolo gli mise in mano la pertica e saltò a terra. Così il vecchio dovette remare come punizione dei suoi peccati.

Lo fa ancora? Come no? Certo nessuno gli avrà tolto il remo!

— FINE —

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