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Il re di macchia e l'orso

KHM 102

Una volta, d'estate, l'orso e il lupo se ne andavano insieme a spasso nel bosco; l'orso udì un dolce canto d'uccello e disse "Fratello lupo, che uccello è questo che canta così bene?"

"E' il re degli uccelli" rispose il lupo "dobbiamo inchinarci davanti a lui." E invece era il re di macchia.

"Se è così" disse l'orso "mi piacerebbe anche vedere la sua reggia: vieni, conducimi da lui."

"Non è così facile come credi" disse il lupo. "Devi aspettare che torni Sua Maestà la regina."

Poco dopo giunse Sua Maestà la regina con un po' di cibo nel becco, e così pure Sua Maestà il re; e volevano imbeccare i loro piccoli. L'orso avrebbe voluto seguirli subito, ma il lupo lo trattenne per la manica e disse: "No, prima devi aspettare che il re e la regina se ne siano andati." Così guardarono bene dove si trovava il nido e se ne andarono. Ma l'orso non aveva pace, voleva vedere la reggia, e poco dopo tornò là davanti. Il re e la regina erano volati via: egli guardò dentro e vide cinque o sei piccoli nel nido

"Sarebbe questa la reggia?" disse l'orso. "E' un palazzo ben misero! E anche voi non siete principini, ma gentaglia!"

All'udire queste parole, gli scriccioletti andarono su tutte le furie e gridarono: "No, questo non è vero, i nostri genitori sono gente onorata. Orso, questa ce la pagherai!" Il lupo e l'orso si spaventarono, e scapparono a rifugiarsi nelle loro tane. Ma i piccoli scriccioletti continuarono a gridare e a strepitare, e quando i genitori ritornarono con il cibo dissero: "Non toccheremo neanche una zampetta di mosca, a costo di morir di fame, se prima non mettete in chiaro se siamo o no gente onorata: è venuto l'orso e ci ha insultati." Allora il vecchio re disse "State tranquilli, tutto sarà chiarito." Poi volò con Sua Maestà la regina davanti alla tana dell'orso e gridò: "Orso brontolone, hai insultato i nostri piccoli: peggio per te, risolveremo la cosa in una guerra sanguinosa." Così dichiararono guerra all'orso e furono chiamati a raccolta tutti i quadrupedi: il bue, l'asino, il toro, il cervo, il capriolo e tutte le bestie che vi sono sulla terra. Il re di macchia, invece, radunò tutte quelle che volano, non solo gli uccelli grandi e piccoli, ma anche le zanzare, i calabroni, le api e le mosche. Quando venne il momento di incominciare la guerra, il re di macchia inviò delle spie per sapere chi fosse il comandante in capo del nemico. La zanzara fu più furba di tutti, vagò per il bosco dove si radunava il nemico e andò infine a posarsi sotto una foglia dell'albero dove si dava la parola d'ordine. C'era l'orso che chiamò la volpe e disse: "Volpe, tu sei il più astuto degli animali, devi essere generale e guidarci; quali segnali adopereremo?" La volpe rispose: "Io ho una bella coda lunga e folta che sembra quasi un pennacchio rosso: se la tengo diritta, le cose vanno bene, e voi dovete andare all'assalto; se invece la lascio pendere, scappate via in fretta." Dopo aver sentito questo, la zanzara volò via e riferì tutto per filo e per segno al re di macchia. Quando giunse il giorno in cui si doveva dare battaglia, olà, i quadrupedi arrivarono di carriera facendo tanto rumore che la terra tremava; anche il re di macchia giunse a volo con la sua armata che ronzava, strillava e svolazzava da far paura. Così mossero gli uni contro gli altri. Ma il re di macchia mandò giù il calabrone, che doveva posarsi sotto la coda della volpe e pungerla a più non posso. Alla prima puntura, la volpe saltò su e alzò una gamba, ma sopportò e tenne la coda diritta; alla seconda dovette abbassarla per un momento; ma alla terza non pot, più trattenersi, mandò un grido e si prese la coda fra le gambe. A quella vista, gli animali credettero che tutto fosse perduto e si misero a correre, ognuno nella sua tana. Così gli u ccelli vinsero la battaglia. Allora il re e la regina volarono dai loro piccoli e gridarono: "Allegri piccini, mangiate e bevete a volontà: abbiamo vinto la guerra!" Ma i piccoli scriccioletti dissero: "Non mangiamo ancora: prima l'orso deve venire davanti al nido a scusarsi e dire che siamo figli di gente onorata." Allora il re di macchia volò alla tana dell'orso e gridò: "Orso brontolone, devi andare al nido dai miei piccini a chiedere perdono, e devi dire che sono figli di gente onorata, altrimenti ti romperemo le costole." L orso, pieno di paura, andò a chieder perdono. Allora finalmente i piccoli scriccioletti si sedettero tutti insieme, mangiarono, bevvero e se la spassarono fino a tarda notte.

— FINE —

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