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I sette corvi

KHM 025

Un uomo aveva sette figli maschi e neanche una bimba, per quanto la desiderasse. Finalmente la moglie si trovò a essere di nuovo incinta e diede alla luce una femmina. Tuttavia, anche se molto bella, ella era piccola e gracile e tanto debole che dovettero battezzarla subito. Il padre inviò di fretta uno dei ragazzi alla fonte a prendere l'acqua per il battesimo, ma anche gli altri sei corsero con lui. E siccome ciascuno voleva essere il primo a attingere l'acqua, la brocca cadde loro nella fonte. Allora se ne stettero là confusi, senza sapere cosa fare, e nessuno osava ritornare a casa. Nel frattempo il padre temeva che la bimba morisse senza battesimo, e non capiva perché, i ragazzi tardassero tanto. "Sicuramente" diss'egli "si saranno persi dietro a un qualche gioco!" e siccome continuavano a non venire, adirato, inveì dicendo: "Vorrei che diventassero tutti corvi!" Aveva appena pronunciato queste parole che udì un frullio nell'aria, sopra il suo capo: alzò lo sguardo e vide sette corvi, neri come il carbone, alzarsi in volo e sparire. I genitori non poterono più ritrattare la maledizione e, per quanto fossero tristi per la perdita dei loro sette figli, si consolarono tuttavia in qualche modo con la loro cara figlioletta che riacquistò ben presto le forze, facendosi ogni giorno più bella. Per lungo tempo ella non seppe neppure di avere avuto dei fratelli, perché, i genitori si guardavano dal farne cenno davanti a lei; finché, un giorno sentì dire per caso che sì, era bella, ma in fondo era responsabile della sventura toccata ai suoi sette fratelli. La fanciulla ne fu molto afflitta, andò dal padre e dalla madre e domandò se avesse avuto dei fratelli e dove fossero finiti. I genitori, così, non poterono più nasconderle il segreto, ma dissero che si trattava della volontà celeste, e che la sua nascita non era stata che l'innocente pretesto. Ma la fanciulla se lo rimproverava ogni giorno, ed era fermamente convinta di dover liberare i suoi fratelli.

Non ebbe pace n, tregua, finché, un giorno partì di nascosto e se ne andò in giro per il mondo alla ricerca dei suoi fratelli per liberarli a qualunque costo. Non prese altro con s, che un anellino dei suoi genitori, un tozzo di pane per la fame, una brocchetta d'acqua per la sete, e una seggiolina per la stanchezza. Cammina cammina, arrivò ai confini del mondo. Andò al sole, ma era troppo caldo e spaventoso e divorava i bambini piccoli. Scappò in fretta e andò dalla luna, ma era troppo fredda e anche lei crudele e cattiva e, quando si accorse della bambina, disse: "Sento odore, sento odore di carne umana!" Ella allora corse via in fretta e andò dalle stelle, ed esse furono gentili e buone con lei, sedute ciascuna sulla propria seggiolina. La stella mattutina si alzò, le diede un ossicino di pollo e disse: "Senza quest'ossicino non puoi aprire il monte di vetro dove sono i tuoi fratelli." La fanciulla prese l'ossicino, lo avvolse per bene in un fazzoletto e camminò finché, giunse al monte di vetro. Il portone era chiuso ed ella volle prendere l'ossicino; aprì il fazzoletto, ma ecco che era vuoto: aveva perduto il dono delle buone stelle. Che fare? Voleva salvare i suoi fratelli e non aveva la chiave per il monte di vetro. La buona sorellina prese allora un coltello, si tagliò il dito mignolo, lo mise nella serratura e aprì facilmente la porta. Appena fu entrata le andò incontro un nano che disse: "Bimba mia, che cerchi?" - "Cerco i miei fratelli, i sette corvi" rispose ella. Il nano disse: "I signori corvi non sono in casa, ma se vuoi aspettare finché, tornano, entra pure." Poi il nano portò la cena dei sette corvi su sette piattini e in sette bicchierini, ed ella mangiò una briciola da ciascun piattino e bevve un piccolo sorso da ciascun bicchierino; nell'ultimo invece lasciò cader e l'anello che aveva portato con s,. D'un tratto udì un frullo e nell'aria passò come un soffio di vento, e il nano disse: "I signori corvi tornano a casa!" Essi entrarono, volevano bere e mangiare e cercarono i loro piattini e i loro bicchierini. Allora, uno dopo l'altro, dissero: "Chi ha mangiato dal mio piattino? Chi ha bevuto dal mio bicchierino? E' stata una bocca umana!" E quando il settimo giunse al fondo del bicchiere, l'anellino gli rotolò giù. Guardandolo si accorse che era un anello dei genitori e disse: "Volesse Iddio che la nostra sorellina fosse qua! Saremmo liberati." Udite queste parole, la fanciulla, che stava a sentire dietro la porta, si fece avanti, e tutti i corvi riacquistarono figura umana. Si abbracciarono, si baciarono e ritornarono felicemente a casa.

— FINE —

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